Nella vita ho faticato tanto, ma ho avuto anche grandi soddisfazioni sia a livello personale che professionale.
Ho due magnifici figli: Giovanni (36 anni) che vive a Londra e con successo fa il broker marittimo, Pietro (33 anni) che vive a Roma ed è Manager in KPMG, quindi sono rimasta sola con il mio gatto Attila (il più bello del mondo).
Il lavoro è stato per me un grande divertimento e soprattutto la mia libertà.
Ho cominciato a lavorare giovanissima per rendermi indipendente: finito il collegio a Cortina dalle Orsoline (primo liceo linguistico umanistico in Italia) ho deciso di dare priorità al lavoro rispetto all'università (e me ne sono pentita...).
DALL'ANSALDO A GENOVA RICERCHE
Sono stata assunta alle Progettazioni Meccaniche Nucleari a Gennaio 1976 dove battevo a macchina con tre dita (ma velocissima!) e siccome sapevo l'inglese ho seguito nella sua carriera il mio capo Giovanni Gillerio che si occupava del commerciale fino a diventare direttore generale nel Gruppo Ansaldo.
A trent'anni non ce la facevo più a dipendere se il capo c'era o non c'era e ho fatto presente che volevo un lavoro mio: allora lui, con l'accordo di Giovanni Gambardella (grande visionario), mi mandò a fondare Genova Ricerche, primo Consorzio città-ricerche avviato dall'IRI con il CNR, l’università e le imprese per favorire il trasferimento tecnologico e quindi puntare allo sviluppo basato sulle nuove conoscenze e sulle nuove tecnologie.
Lì la farfalla si è liberata: ho imparato un sacco di cose, dall'IVA che è una "partita di giro" (il commercialista mi faceva impazzire) ad assumere personale, ad arredare e attrezzare gli spazi, fare spionaggio industriale per una tesi di dottorato sull'autobus ibrido diesel elettrico, aiutare la nascita di nuove imprese (non si chiamavano ancora startup, ma quello erano), organizzare convegni...
L'INFM
Nel 1987 da kamikaze ho assunto l'incarico di organizzare la prima conferenza europea su "High-Tc Superconductors and Potential Application". Dopo il Nobel a Bednorz e Müller infatti gli scienziati americani si confrontarono e decisero di dirottare i fondi dal supercollider alla scienza dei materiali. L'Europa doveva fare qualcosa e con la conferenza a Genova raccolse 800 ricercatori europei - fisici, chimici, ingegneri, biologi, etc.- che facevano anche le evening session!!
Fu un successo: in pratica da lì è nato Brite-Euram, il primo programma europeo di finanziamento alla materials science.
Per me fu un colpo di fulmine mi innamorai dei Fisici che erano colti, puri e fantasiosi, sembravano fatti apposta per me.
Carlo Rizzuto, esperto di basse temperature e magnetismo, mi chiese di dargli una mano a organizzare il Consorzio Interuniversitario Nazionale di Fisica della Materia: accettai anche perché mi avrebbero assunta come dirigente e quindi avrei avuto un’ulteriore opportunità.
Nel 1993 con un lavoro pazzesco di lobby dell'old boys network (tutti erano stati compagni di università di un qualche parlamentare) supportato dall’uso ancoora pionieristico della rete che ci consentiva di lavorare su 38 sedi universitarie, il Consorzio fu trasformato dal Governo in Istituto Nazionale per la Fisica della Materia, di cui sono stata Direttore Generale per 10 anni, finché maldestramente la Ministro Moratti non decise di accorparlo al CNR uccidendo una delle esperienze italiane più apprezzate a livello internazionale.
Furono 10 anni esaltanti, in cui introducemmo nella gestione di un Ente Pubblico di Ricerca una enorme quantità di innovazioni che trovate dettagliate qui sotto, ma vi cito già qui la prima nursery aziendale d'Italia e la nomina di due ragazze di 30 anni a dirigenti!
Per riassumere: ero spaventata dei ricorsi da parte degli esclusi ai concorsi e in 10 anni non ne avemmo neanche uno perché per dirla con il mio Presidente Carlo Calandra “se assumi il migliore non protesta nessuno”.
La Corte dei Conti mandava al Parlamento relazioni positive dicendo che finalmente c’era un ente facile da controllare perché non avevamo “pieghe di bilancio” e la gestione interamente digitalizzata era trasparente, collegando i progetti di ricerca con gli stati di avanzamento della spesa…
Peccato che quando la Moratti ci chiuse l’ANVUR (Agenzia del MIUR per la Valutazione della Ricerca) ci classificò come il primo Ente italiano per qualità della ricerca associata alla capacità di valorizzarne i risultati.
Il CNR
Quella al CNR è stata proprio una deportazione. Dopo l'accorpamento del 2003 ci fu una lunga fase per inserire le strutture operative INFM nel più grande Ente di Ricerca nazionale in cui l'INFM a detta del Ministro Moratti avrebbe dovuto portare le sue innovazioni gestionali, ma nessuno le voleva...
Rimasi in panchina (si fa per dire, perché per fortuna nel frattempo eravamo comunque impegnati sul Festiival della Scienza quindi il lavoro non mancava...) fino al 2008 quando il nuovo Presidente del CNR, il fisico Luciano Maiani che aveva anche diretto il CERN, mi chiamò a Roma come Technology Transfer Officer del CNR.
Sono stati anni difficili, ma anche pieni di scoperte: nella rete del CNR ci sono tanti Istituti interessanti e c'è una multidisciplinarietà che non si riscontra negli Atenei.
In poco tempo attivammo un sistema che fece dire al Presidente di Assolombarda "questo è il CNR che vogliamo". Peraltro nel CNR oltre ad una notevole qualità scientifica c'è una cultura tecnica importante (se pensiamo che Colonnetti costruì l'Autostrada del Sole con gli Ingegneri del CNR, che la Cibernetica è nata lì, che al mapping day di Google mi dissero che gli algoritmi degli Italiani sono i migliori in assoluto...), quindi mi sono divertita anche lì. Abbiamo creato una rete di bibliotecari in grado di fare le ricerche di anteriorità dei brevetti per i colleghi, costruito una rete di studi brevettuali scelti per competenza, aumentato del 25% in un anno i nuovi brevetti e fatto partire la Startcup che il primo anno ebbe solo 32 proposte d'impresa, salite a 70 l'anno successivo.
Mi affidarono l'editoria e pubblicammo per la prima volta gli Highlights del CNR con i migliori lavori del biennio (finalmente un riconoscimento ai bravi ricercatori) e una serie di cataloghi tematici (dal Marino-Marittimo all'Ambiente, all'Agroalimentare...) per far conoscere alle aziende le competenze disponibili nell'Ente.
Finito il mandato di Maiani il nuovo presidente Nicolais mi chiese di scrivergli come avremmo potuto affidare all'ex INFM di Genova il compito di gestire il Technology Transfer per tutto l'Ente in maniera decentrata. Lo feci, ma... decise di non rinnovarmi il contratto quinquennale che si replicava da più di 20 anni, nonostante fossi stata valutata tra i 5 migliori dirigenti. Non avevo padrini e non ho voglia di raccontare le conseguenze di questa estromissione, cui ha fatto seguito quella dal Festival della Scienza.
Mi è venuta l'artrite reumatoide (ci ho proprio "fatto una malattia"), sono diventata 100 chili e sono dovuta andare in pensione con l'opzione donna per non restare sotto un ponte.
LA PARENTESI GIORDANA
Per fortuna il giorno dopo l'Assemblea che aveva nominato il nuovo presidente del Festival mi telefonò un simpatico signore toscano che mi aveva pescata su LinkedIn e mi chiese di tenere un corso ai futuri Technology Transfer Officers delle Università della Giordania. Fu una bella occasione per staccare e per "rileggere" il mio lavoro di tanti anni.
ADVISOR DEL SINDACO DI GENOVA
Nel 2017 un gruppo di persone del Pd mi volle candidare a Sindaco di Genova, ma la proposta non passò (sono pericolosamente indipendente e "incontrollabile"), quindi non se ne fece niente.
Mi tirò fuori dal buco nero il mio amico Alberto Clavarino che mi portò a conoscere il nuovo Sindaco di Genova Marco Bucci al quale diedi la mia disponibilità a dare una mano sui temi dell'Innovazione. In 5 anni anche da esterna ho portato avanti un po' di cose interessanti:
1) Il Progetto DiGenova, Urban Digital transformation, che ha dato origine all'omonima associazione con la quale un gruppo di informatici aziendali in pensione fanno attività di orientamento agli studenti delle superiori e li portano a vincere concorsi nazionali come quello del romanzo collettivo premiato all'ultimo Salone del Libro di Torino. Un altro gruppo di esperti e imprenditori ha invece preso in carico l'idea della "Casa digitale" un luogo che verrà inaugurato tra qualche mese dove i ragazzi possono giocare con i videogiochi e fruire di "pillole" di conoscenza con l'obiettivo di indirizzarli verso studi digitali. Alla transizione digitale degli anziani invece ci ha pensato il COVID perché per comunicare con le famiglie durante il lockdown hanno dovuto imparare ad usare gli strumenti digitali.
2) Il Comitato per la Valorizzazione dei Talenti: Bucci si stupì, ma capì quando gli dissi che la più grande innovazione che si potesse fare in una città matrigna come Genova era smetterla di dare addosso ai più bravi e dare loro l'onore che meritano. Con la terza edizione a dicembre ne abbiamo premiati altri 12, perché danno lustro alla città. Qui trovate il link per vederli https://smart.comune.genova.it/contenuti/talenti-di-genova.
3) L'Incubatore per la Blue Economy integrato dal Comune nel Blue District negli splendidi Magazzini dell'Abbondanza.
4) Il bellissimo evento GenovaJeans con l'obiettivo di associare il nome di Genova con l'indumento più diffuso al mondo che appunto deve il suo nome, come dice l'Oxford Dictionary, alla nostra città. GenovaJeans, presentato la prima volta in occasione della mostra Autunno Blu con 24 opere in tessuto jeans Candiani prodotte da artisti di livello internazionale e donate alla città di Genova nel 2020, ha avuto luogo per la prima volta all'inizion di Settembre 2021 in un'edizione che definiamo "miracolo" nelle difficoltà legate alla pandemia COVID, cui hanno partecipato i champion italiani Diesel e Candiani. E' un progetto bellissimo, che vuol fare di Genova il forum mondiale sulla sostenibilità sociale e ambientale del Jeans, avendo come ricaduta la rigenerazione urbana dell'area di Pré (la via del Jeans che comprende Via di Pré, Via del Campo, Via di Fossatello e Via San Luca) con il nuovo Distretto del Jeans, un hub artigianale, commerciale, artistico e culturale che a partire dall'incubatore JeansLab vuole professionalizzare gli operatori di un'area che ha un grande potenziale di visitatori da altre città e dall'estero - Una via in cui "tutto è di jeans"... il mio ultimo regalo alla mia città.