Una pioniera dell'innovazione

Nella vita ho faticato tanto, ma ho avuto anche grandi soddisfazioni sia a livello personale che professionale.

Ho due magnifici figli: Giovanni (34 anni) che vive a Londra e con successo fa il broker marittimo, Pietro (31 anni) che vive a Roma e fa lo Psicologo del lavoro e Evidence Based Management, quindi sono rimasta sola con il mio gatto Attila (il più bello del mondo) e da qualche mese ospito Katya, studentessa di violoncello al conservatorio che viene da Odessa.

Il lavoro è stato per me un grande divertimento e soprattutto la mia libertà.

Ho cominciato a lavorare giovanissima per rendermi indipendente: finito il collegio a Cortina dalle Orsoline (primo liceo linguistico umanistico in Italia) ho deciso di dare priorità al lavoro rispetto all'università (e me ne sono pentita...).

DALL'ANSALDO A GENOVA RICERCHE

Sono stata assunta alle Progettazioni Meccaniche Nucleari a Gennaio 1976 dove battevo a macchina con tre dita (ma velocissima!) e siccome sapevo l'inglese ho seguito nella sua carriera il mio capo Giovanni Gillerio che si occupava del commerciale fino a diventare direttore generale nel Gruppo Ansaldo.

A trent'anni non ce la facevo più a dipendere se il capo c'era o non c'era e ho fatto presente che volevo un lavoro mio: allora lui, con l'accordo di Giovanni Gambardella (grande visionario), mi mandò a fondare Genova Ricerche, primo Consorzio città-ricerche avviato dall'IRI con il CNR, l’università e le imprese per favorire il trasferimento tecnologico e quindi puntare allo sviluppo basato sulle nuove conoscenze e sulle nuove tecnologie.

Lì la farfalla si è liberata: ho imparato un sacco di cose, dall'IVA che è una "partita di giro" (il commercialista mi faceva impazzire) ad assumere personale, ad arredare e attrezzare gli spazi, fare spionaggio industriale per una tesi di dottorato sull'autobus ibrido diesel elettrico, aiutare la nascita di nuove imprese (non si chiamavano ancora startup, ma quello erano), organizzare convegni...

L'INFM

Nel 1987 da kamikaze ho assunto l'incarico di organizzare la prima conferenza europea su "High-Tc Superconductors and Potential Application". Dopo il Nobel a Bednorz e Müller infatti gli scienziati americani si confrontarono e decisero di dirottare i fondi dal supercollider alla scienza dei materiali. L'Europa doveva fare qualcosa e con la conferenza a Genova raccolse 800 ricercatori europei - fisici, chimici, ingegneri, biologi, etc.- che facevano anche le evening session!!

Fu un successo: in pratica da lì è nato Brite-Euram, il primo programma europeo di finanziamento alla materials science. 

Per me fu un colpo di fulmine mi innamorai dei Fisici che erano colti, puri e fantasiosi, sembravano fatti apposta per me.

Carlo Rizzuto, esperto di basse temperature e magnetismo, mi chiese di dargli una mano a organizzare il Consorzio Interuniversitario Nazionale di Fisica della Materia: accettai anche perché mi avrebbero assunta come dirigente e quindi avrei avuto un’ulteriore opportunità.

Nel 1993 con un lavoro pazzesco di lobby dell'old boys network (tutti erano stati compagni di università di un qualche parlamentare) supportato dall’uso ancoora pionieristico della rete che ci consentiva di lavorare su 38 sedi universitarie, fu trasformato dal Governo in Istituto Nazionale per la Fisica della Materia, di cui sono stata Direttore Generale per 10 anni, finché maldestramente la Ministro Moratti non decise di accorparlo al CNR uccidendo una delle esperienze italiane più apprezzate a livello internazionale.

Furono 10 anni esaltanti, in cui introducemmo nella gestione di un Ente Pubblico di Ricerca una enorme quantità di innovazioni che trovate dettagliate qui sotto.

Per riassumere: ero spaventata dei ricorsi da parte degli esclusi ai concorsi e in 10 non ne avemmo neanche uno perché per dirla con il mio Presidente Carlo Calandra “se assumi il migliore non protesta nessuno”.

La Corte dei Conti mandava al Parlamento relazioni positive dicendo che finalmente c’era un ente facile da controllare perché non avevamo “pieghe di bilancio” e la gestione interamente digitalizzata era trasparente, collegando i progetti di ricerca con gli stati di avanzamento della spesa…

Peccato che quando la Moratti ci chiuse l’ANVUR (Agenzia del MIUR per la Valutazione della Ricerca) ci classificò come il primo Ente italiano per qualità della ricerca associata alla capacità di valorizzarne i risultati.

Il CNR

Quella al CNR è stata proprio una deportazione. Dopo l'accorpamento del 2003 ci fu una lunga fase per inserire le strutture operative INFM nel più grande Ente di Ricerca nazionale in cui l'INFM a detta del Ministro Moratti avrebbe dovuto portare le sue innovazioni gestionali, ma nessuno le voleva...

Rimasi in panchina (si fa per dire, perché per fortuna nel frattempo eravamo comunque impegnati sul Festiival della Scienza quindi il lavoro non mancava...) fino al 2008 quando il nuovo Presidente del CNR, il fisico Luciano Maiani che aveva anche diretto il CERN, mi chiamò a Roma come Technology Transfer Officer del CNR.

Sono stati anni difficili, ma anche pieni di scoperte: nella rete del CNR ci sono tanti Istituti interessanti e c'è una multidisciplinarietà che non si riscontra negli Atenei.

In poco tempo attivammo un sistema che fece dire al Presidente di Assolombarda "questo è il CNR che vogliamo". Peraltro nel CNR oltre ad una notevole qualità scientifica c'è una cultura tecnica importante (se pensiamo che Colonnetti costruì l'Autostrada del Sole con gli Ingegneri del CNR, che la Cibernetica è nata lì, che al mapping day di Google mi dissero che gli algoritmi degli Italiani sono i migliori in assoluto...), quindi mi sono divertita anche lì. Abbiamo creato una rete di bibliotecari in grado di fare le ricerche di anteriorità per i colleghi, costruito una rete di studi brevettuali scelti per competenza, aumentato del 25% in un anno i nuovi brevetti e fatto partire la Startcup che il primo anno ebbe solo 32 proposte d'impresa, salite a 70 l'anno successivo.

Mi affidarono l'editoria e pubblicammo per la prima volta gli Highlights del CNR con i migliori lavori del biennio (finalmente un riconoscimento ai bravi ricercatori) e una serie di cataloghi tematici (dal Marino-Marittimo all'Ambiente, all'Agroalimentare...) per far conoscere alle aziende le competenze disponibili nell'Ente.

Finito il mandato di Maiani il nuovo presidente Nicolais mi chiese di scrivergli come avremmo potuto affidare all'ex INFM di Genova il compito di gestire il Technology Transfer per tutto l'Ente in maniera decentrata. Lo feci, ma... decise di non rinnovarmi il contratto quinquennale che si replicava da più di 20 anni, nonostante fossi stata valutata tra i 5 migliori dirigenti. Non avevo padrini e non ho voglia di raccontare le conseguenze di questa estromissione, cui ha fatto seguito quella dal Festival della Scienza.

Mi è venuta l'artrite reumatoide (ci ho proprio "fatto una malattia"), sono diventata 100 chili e sono dovuta andare in pensione con l'opzione donna per non restare sotto un ponte.

LA PARENTESI GIORDANA

Per fortuna il giorno dopo l'Assemblea che aveva nominato il nuovo presidente del Festival mi telefonò un simpatico signore toscano che mi aveva pescata su LinkedIn e mi chiese di tenere un corso ai futuri Technology Transfer Officers delle Università della Giordania. Fu una bella occasione per staccare e per "rileggere" il mio lavoro di tanti anni.

ADVISOR DEL SINDACO DI GENOVA

Nel 2017 un gruppo di persone del Pd mi volle candidare a Sindaco di Genova, ma la proposta non passò (sono pericolosamente indipendente e "incontrollabile"), quindi non se ne fece niente.

Mi tirò fuori dal buco nero il mio amico Alberto Clavarino che mi portò a conoscere il nuovo Sindaco di Genova Marco Bucci al quale diedi la mia disponibilità a dare una mano sui temi dell'Innovazione. In 5 anni anche da esterna ho portato avanti un po' di cose interessanti:

1) Il Progetto DiGenova, Urban Digital transformation, che ha dato origine all'omonima associazione con la quale un gruppo di informatici aziendali in pensione fanno attività di orientamento agli studenti delle superiori e li portano a vincere concorsi nazionali come quello del romanzo collettivo premiato all'ultimo Salone del Libro di Torino. Un altro gruppo di esperti e imprenditori ha invece preso in carico l'idea della "Casa digitale" un luogo che verrà inaugurato tra qualche mese dove i ragazzi possono giocare con i videogiochi e fruire di "pillole" di conoscenza con l'obiettivo di indirizzarli verso studi digitali. Alla transizione digitale degli anziani invece ci ha pensato il COVID perché per comunicare con le famiglie durante il lockdown hanno dovuto imparare ad usare gli strumenti digitali.

2) Il Comitato per la Valorizzazione dei Talenti: Bucci si stupì, ma capì quando gli dissi che la più grande innovazione che si potesse fare in una città matrigna come Genova era smetterla di dare addosso ai più bravi e dare loro l'onore che meritano. Con la terza edizione a dicembre ne abbiamo premiati altri 12, perché danno lustro alla città. Qui trovate il link per vederli https://smart.comune.genova.it/contenuti/talenti-di-genova.

3) L'Incubatore per la Blue Economy integrato dal Comune nel Blue District negli splendidi Magazzini dell'Abbondanza.

4) Il bellissimo evento GenovaJeans con l'obiettivo di associare il nome di Genova con l'indumento più diffuso al mondo che appunto deve il suo nome, come dice l'Oxford Dictionary, alla nostra città. GenovaJeans, presentato la prima volta in occasione della mostra Autunno Blu con 24 opere in tessuto jeans Candiani prodotte da artisti di livello internazionale e donate alla città di Genova nel 2020, ha avuto luogo per la prima volta all'inizion di Settembre 2021 in un'edizione che definiamo "miracolo" nelle difficoltà legate alla pandemia COVID, cui hanno partecipato i champion italiani Diesel e Candiani. E' un progetto bellissimo, che vuol fare di Genova il forum mondiale sulla sostenibilità sociale e ambientale del Jeans, avendo come ricaduta la rigenerazione urbana dell'area di Pré (la via del Jeans che comprende Via di Pré, Via del Campo, Via di Fossatello e Via San Luca) con il nuovo Distretto del Jeans, un hub artigianale, commerciale, artistico e culturale che ha un grande potenziale di visitatori da altre città e dall'estero - Una via in cui "tutto è di jeans"... il mio ultimo regalo alla mia città.

 

PERCHÈ MI CANDIDO

Nella mia vita professionale ho imparato sul campo molte cose che mi hanno permesso di capire quali sono i limiti da superare se vogliamo migliorare il processo d'innovazione dalla ricerca nel nostro paese.

PARLIAMO DI RICERCA E INNOVAZIONE     1) La ricerca è il primo motore dell’Innovazione.   2) La ricerca italiana è top in numerosi settori. Al primo bando ERC nel 2013 eravamo secondi dopo i tedeschi, ma per dirla con Gheoghegan Quinn “you have a problem”: sono quasi tutti fuori Italia. E da allora la situazione si è aggravata.   3) Perché la ricerca italiana è mal gestita. I Ricercatori sono schiacciati sotto adempimenti formali. Inutile dare sempre la colpa alla "burocrazia", che non nasce come i funghi: burocrazia - lo dice la parola stessa - è POTERE (fino a qualche anno fa la Corte dei Conti doveva dare parere preventivo sulle collaborazioni degli Enti di Ricerca, con quale competenza, domando io?)

4) Per rendere più efficiente la ricerca dobbiamo toglierla dal calderone della Pubblica Amministrazione, la dobbiamo proteggere, perché il tempo nella ricerca non è una variabile indipendente: raggiungere i risultati per primi significa poterli utilizzare e fare la differenza!

5) La prima proposta è di trasformare le Università e gli Enti di ricerca in Fondazioni sul modello FBK e IIT (e Maxplanck che addirittura è Gesellschaft): fondazioni di diritto privato di piena proprietà pubblica, con statuti che prevalgono sulle norme della Pubblica Amministrazione.

6) Tante riforme sono state fatte (anche folli, come la chiusura dell'Istituto Nazionale per la Fisica della Materia nel 2003 - oggi Moratti riconosce di essere stata "mal consigliata", ma quando le scrissero 70 tra premi nobel e scienziati di tutto il mondo non ne tenne conto), ma la vera riforma non è solo mettere bravi Presidenti - che non basta - bensì mettere Direttori Generali bravi, che grazie a formazione e stages all'estero sappiano come lavora un laboratorio di ricerca e abbiano rispetto per i ricercatori. Ci vogliono uffici del personale che si occupino di Capitale Umano e sviluppo delle carriere, non di cartellini!

7) Seconda proposta: raddoppiare gli addetti alla ricerca pubblica. Un grande bando da pubblicare sulle riviste scientifiche internazionali che attirerebbe non solo cervelli fuggiti, ma anche stranieri, da reclutare con tenure-track (esiste in Italia dal 1998) definendo in modo chiaro il percorso di carriera, senza preclusioni sui contratti permanenti, che in una sistema sano si fanno per tenersi le persone competenti e capaci (in azienda si fa così!). Si calcola sempre investimento in ricerca come % sul PIL (includendo anche fondi che alla ricerca non arriveranno mai, perché tante volte finiscono a equilibrare bilanci nelle aziende…): contiamolo invece sulle teste, o meglio sui cervelli. Perché i ricercatori PORTANO risorse, non sono un pesante aggravio sulla finanza pubblica. BISOGNA DIRLO CHIARO E FORTE. Oggi ci sono Istituti in cui la luce e l’affitto si pagano coi progetti di ricerca.

9) Terza proposta: investire sul trasferimento tecnologico. Meno convegni e più marketing. Occorre attribuire ALLE STRUTTURE DI RICERCA fondi per brevetti, prototipi (valle della morte versus VIVAIO), e per diffusione/commercializzazione. È necessario un grande investimento, ci vogliono risorse, sennò restano nei cassetti a contare un po’ meno di una pubblicazione. Bisogna INVESTIRE, formare persone capaci. Risorse da attribuire separatamente dai fondi di ricerca, perché è chiaro che un Consiglio Scientifico o Senato Accademico finanzia la ricerca, non il trasferimento tecnologico e l'innovazione. Quando ero TTO al CNR in un anno aumentai i brevetti del 25%. Mi dissero fermati che costano troppo! Finora i fondi per prototipi vengono convogliati dal MISE alle Aziende, ma senza finanziamento dei prototipi ai laboratori alle imprese NON SI arriva.   10) Quarta proposta: modificare la legge Brevetti che ha istituito il "Professor Privilege" quando i Tedeschi lo cancellavano. La proprietà dei brevetti in capo ai ricercatori indebolisce le istituzioni di ricerca togliendogli il loro asset e attribuisce ai ricercatori compiti che non sanno svolgere e per cui non sono formati. Un provvedimento in questo senso è stato approvato dall’ultimo Governo Draghi, ma non risulta ancora attivo. Un sistema di Technology Transfer Offices (TTO) forti significa tanta innovazione, come insegna il Bayh Dole Act Americano, frutto di presa di posizione dei TTO delle Università, che dal 1980 ha proiettato la ricerca americana ai vertici dell’innovazione.

Ci diranno che è un bel sogno, ma ci vogliono risorse. Le possiamo trovare riducendo i tanti, troppi apparati dello Stato, ne ho in mente alcuni che non esplicito volutamente perché le riorganizzazioni sono una cosa seria, ma le possibilità ci sono, propongo questo slogan “Meno apparati, più cervelli”.

Libertà e partecipazione

Nel 2017, quando alcuni amici mi volevano candidare a Sindaco di Genova, abbiamo avviato un ragionamento sul futuro della città.

L'idea di fondo è stata quello di discutere le scelte programmatiche e selezionare candidati in base alla capacità e non all'appartenenza.

Il 29 dicembre 2016, infatti, ci eravamo incontrati con i partecipanti al "Laboratorio aperto sul futuro della città" per condividere l'approccio e il 14 gennaio 2017 alla sala del CAP abbiamo organizzato 8 tavoli, ciascuno gestito da uno dei giovani dell'Associazione Supernova, che hanno offerto a tante persone la possibilità di poter tornare a partecipare alla discussione politica "alta".

I tavoli hanno affrontato i temi cittadini: Produttività, Mobilità, Efficienza, Cultura, Città cosmopolita, Vivibilità, Sicurezza e Risorse avendo una griglia di base con una serie di spunti sui quali ciascuno ha avuto un'ora e mezzo di tempo per discutere e 30' per preparare una slide che il rapporteur a successivamente presentato in plenaria.

Le linee guida emerse da questo esercizio di partecipazione sono state incrociate a livello territoriale per individuare le priorità e le emergenze di ciascun territorio.

È stato molto interessante e bello, perché per dirla con Gaber "la libertà è partecipazione", e anche il padrone di casa era contento perché "non avevo mai visto tanti giovani in una riunione politica".

L'Innovazione spiegata

Alcuni anni fa ho cominciato a raccontare l'innovazione per portarla vicino alle persone, che altrimenti rischiano di non approfittarne considerandola "roba per addetti ai lavori". 

È importante capire i meccanismi e condividere le scelte per creare condizioni favorevoli affinché l'innovazione fiorisca e migliori la qualità della vita della nostra città.

Nel primo incontro del 7 giugno 2016 ci siamo confrontati con Alberto Balbi, Fausto Aristide Massardo, Emanuele Piazza e Pippo Rossetti sulle 3T (Talento, Tecnologia e Tolleranza) e sulla nuova geografia del lavoro.

Il 30 gennaio 2017 al Museo Garibaldino di Quarto abbiamo affrontato l'argomento partendo da una "sorpresa", e cioè che Garibaldi ha vissuto nella casa di Meucci a New York lavorando nella sua fabbrica di candele a lento consumo per aiutarlo a mettere via i soldi per pagare il brevetto del telefono (non ce l'hanno fatta, come noto...)

Pronta a discuterne in tutte le sedi, per chi vuole...

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La divulgazione scientifica

Dopo aver convinto i Fisici che lavorare per le industrie, brevettare e creare nuove imprese non era un peccato mortale, ma avrebbe portato un contributo allo sviluppo del paese, mi sono resa conto che la distanza dei ricercatori dalla società (la cosiddetta "torre d'avorio") li rendeva marginali e non protagonisti dell'innovazione.

Al grido di "no public awareness, no money" e garantendogli che li avremmo fatti salire su un palcoscenico sempre autorevole li abbiamo convinti a impegnarsi a raccontare in maniera comprensibile concetti anche molto complessi.

È nato così nel 2003 il Festival della Scienza, iniziativa che era stata preceduta dal banco di prova di "Imparagiocando3", una mostra interattiva che nel 1996 aveva sbancato a Palazzo Ducale.

Il Festiva della Scienza di Genova era considerato "il più bello del mondo" come affermarono colleghi, statunitensi e cinesi in diverse occasioni.

È stato indubbiamente un privilegio poter incontrare i migliori scienziati al mondo.

Di seguito trovate un racconto dei primi 10 anni.